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Al giorno d’oggi tutti sono capaci a tracciare una rotta. Ma attenzione…
Oggi “è cambiato tutto”, come si diceva all’inizio. Oggi c’è l’elettronica. Basta avere batterie a bordo che diano corrente e si è a posto!
ANCHE LA TECNICA ATTUALE HA DEI PUNTI DEBOLI
Navigando però, per mare si incontra di tutto: navi, traghetti, pescherecci, tartarughe, relitti, tronchi, frigoriferi (semi-galleggiano perché hanno il polistirene nell’intercapedine), allevamenti ittici… Tutta roba che il GPS ignora; ci sono zone marine in cui il segnale dai satelliti viene annullato e il vostro GPS si rifiuta di darvi il punto e la rotta; il GPS funziona con del software che ha dei limiti e può risvegliarsi una mattina posizionandovi a Auckland invece che a Rovinij (dall’ altra parte del mondo, insomma); per mare si possono prendere anche i fulmini, e son dolori soprattutto per l’ impianto elettrico; bisogna sapere dove è collocata a bordo la bussola del pilota automatico per impedire a qualcuno di appoggiarci vicino una radiolina portatile…; è bene riconoscere col binocolo il campanile di una chiesa o la sagoma della sommità di una collina per poter dire “ecco, siamo qui!”: ciò è una gran bella soddisfazione per la psicologia di tutti a bordo.
Poi, dulcis in fundo, c’è ancora un aspetto da sottolineare:
Se l’elettronica è utilissima quando si naviga senza punti di riferimento (traversate o navigazione con scarsa visibilità), non lo è quando si fanno brevi navigazioni tra isole, golfi e promontori. In questi casi la traccia (anzi le tracce) delle linee spezzate delle rotte sulla carta nautica sono indispensabili, perché l’elettronica non riconosce se tra due punti del piano ci sia acqua o scoglio, cosa che invece per lo scafo è essenziale.
Oltre a ciò ritengo doveroso sottolineare un altro aspetto ancor più fondamentale per la riuscita di una crociera: la scelta di dove e quando navigare deve essere il risultato di una attenta valutazione delle previsioni meteo, delle scorte di bordo, dell’ospitalità e della sicurezza degli approdi di arrivo, tutti elementi che un GPS non può fornire e che richiederebbero molte più parole di quelle fin qui scritte.
Per ora la morale, del resto facilmente intuibile fin dall’inizio, è la seguente: comperiamo e usiamo pure l’elettronica per calcolare le rotte; se tutto funziona ci porta a destinazione anche nella nebbia più fitta, ma teniamo presente che l’elettronica è cieca perché unisce due punti con una linea senza guardare cosa c’è davanti alla prua della nostra barca; quindi continuiamo ad esercitarci con la matita, le squadrette e il binocolo, perché la cima di un monte o un faro continuano ad esserci e a farci capire dove siamo anche senza energia elettrica.
Fonte: www.ormeggionline.com
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