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Riserva MAB di Montedimezzo

da | Mar 16, 2017 | Territorio

La Riserva Naturale di Montedimezzo fa parte delle riserve della biosfera istituite dall’Unesco nell’ambito del programma MAB (Man and Biosphere)

Il complesso, che comprende anche le Foreste di Feudozzo e Pennataro, geograficamente ed amministrativamente distinte, è oggi pertinenza dell’Azienda speciale del Demanio Forestale di Stato che lo gestisce ad eccezione della Foresta di Pennataro, pertinenza della regione Molise. La riserva, che si estende per 291 ettari a forma irregolare, è un angolo di paradiso dove domina il silenzio assoluto del bosco mosso solo dai voli del vento e delle numerose specie di volatili. Molte anche le specie arboree presenti con prevalenza di cerro e di faggio; ricca la fauna con splendidi esemplari di gatto selvatico, tasso, volpe; magnifici i rapaci notturni e diurni; diffusi sono anche la tortora, la ghiandaia, il colombaccio. Il bosco, che è luogo ideale per salutari e ritempranti passeggiate, offre ai visitatori aree attrezzate per piacevoli soste, sentieri facilmente percorribili e la possibilità di visitare il Centro visita – Museo, situato nello storico Casino demaniale, che raccoglie come gioielli rari i legni pregiati, anche antichi, del bosco, sezioni di alberi, esemplari di uccelli e animali selvatici di piccola taglia, mappe e pannelli esplicativi, attrezzi legati al mondo contadino e pastorale, interessanti reperti  floro – faunistici. Splendido è il luogo dove sorgono il Centro – visita e la vicina Caserma forestale. E’ presente un grosso tronco di un olmo montano, ultimo grande olmo della foresta, all’ingresso del Centro – visita, ricorda ai visitatori la sua imponente presenza e la sua esistenza passata con un cartello che riporta: “Olmo montano, morto per graffiosi, età 114 anni (1883 -1997), altezza metri 22, diametro centimetri 50”.

Riserva MAB di Montedimezzo

Il complesso forestale di Montedimezzo-Feudozzo-Pennataro, esteso circa 1.170 ettari, di proprietà degli Angioini dal 1200, fu acquistato nel 1606 dai Monaci Certosini di Napoli che lo conservarono fino al 1799 quando, in seguito alle leggi eversive della feudalità e sui beni ecclesiastici, entra a far parte del regio patrimonio della Casa Borbonica e, con Regio Decreto dichiarato Reale Riserva di caccia. Con l’Unità d’ltalia, fu incamerato dallo Stato che lo affida in gestione all’ex Amministrazione Forestale e, come beni dello Stato dichiarati inalienabili, fu trasferito all’Azienda speciale del Demanio Farestale di Stato che tuttora lo gestisce ad eccezione della foresta di Pennataro che è foresta della Regione Molise.

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